Per una strana coincidenza che non so spiegare mi sono trovata a leggere due libri che parlano di padri, a distanza di poche settimane l’uno dall’altro. E che, nonostante abbiano aspetti molto diversi, non posso che vederci delle similarità.

Parlo di: l’anno in cui imparai a leggere di Marco Marsullo e di “Nata per te di Luca Mercadante e Luca Trapanese.

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Avevo già avuto un incontro ravvicinato molto positivo con la storia di un padre narrata da Gianrico Carofiglio in Le tre del mattino e mi era rimasta una bella sensazione: di quando si incontra una bella storia, diversa, originale e ben scritta, che lascia qualcosa nel tempo.

Così a distanza di mesi ho deciso di leggere L’anno in cui imparai a leggere, che prometteva un’altra bella scoperta. E così fu.

Storia di un padre, anzi due: L’anno in cui imparai a leggere

Nicolò ha 25 anni, tutta la vita davanti e l’ardore di un ragazzo innamorato colpito in pieno da un fulmine di nome Simona, irrequieto e selvaggio. Tutto va a gonfie vele fino a quando Simona rivela di avere un figlio di 4 anni: Lorenzo.

Lorenzo è un bambino capriccioso e distaccato che dà poca confidenza al nuovo arrivato, venuto ad usurpare il suo posto nel lettone con la mamma.
Simona è come un animale in gabbia e grazie a Nicolò trova il coraggio di riprendere in mano la sua vecchia passione per il teatro che aveva dovuto accantonare per seguire da madre singol il figlio.

Simona è brava ovviamente e la proposta di una tournée che dovrebbe durare pochi giorni, spezza la routine a cui Nicolò con fatica e molta reticenza, soprattutto da parte del quattrenne, si sta abituando.
Ma Nicolò è anche un ragazzo di 25 anni devoto all’amore, pronto a sacrificarsi a fare il babysitter per qualche giorno a Lorenzo. Cosa potrebbe succedere?

La tournée preventivata dura giorni, poi mesi e poi anni. Simona non torna.
Nicolò si trova improvvisamente a fare il padre. Completamente impreparato a tutto, a gestire i capricci, gli amici, i colpi di testa e quelli di gelosia.

A peggiorare la situazione, già critica di per sé, arriva Andrés, il padre biologico di Lorenzo, diritto dall’Argentina per conoscere suo figlio.
Inutile dire che i due padri non potrebbero essere più diversi. Eppure nell’andare dei giorni e nell’instaurarsi di un equilibrio tutto proprio, prende vita un libro bellissimo che apre il cuore, perchè di amore si parla dalla prima all’ultima riga: quello più vero di un padre (o due) per il proprio figlio.

Storia di un padre singolo: Nata per te

Quella di Luca e Alba invece è una storia diversa. E’ vera al cento per cento e parla di Luca Trapanese, coautore del libro e di sua figlia Alba da lui adottata nel 2017.

L’eccezionalità di questa storia è nei due protagonisti: Luca, gay, cattolico, singol, da anni impegnato nel sociale a capo di 9 case famiglie di ragazzi portatori di handicap, in progetti internazionali in Africa e India. Alba, una bimba di oggi 3 anni con la sindrome di Down, lasciata alla nascita in un Ospedale di Napoli, rifiutata da 30 famiglie, adottata da Luca all’età di 30 giorni e oggi a tutti gli effetti figlia sua.

Entrare in questa storia non è facile, perchè il primo gradino da superare è affacciarsi al mondo burocratico delle adozioni in Italia che già di per se è un dedalo di complessità.

Ho avuto l’occasione di assistere alla presentazione del libro e di ascoltare la testimonianza di Luca Trapanese dal vivo, la scorsa settimana in una libreria italiana di Barcellona. Quello che mi è rimasto mi sento di esprimerlo con 3 aggettivi:

  • Indelebile: uno dei miei assistenti spirituali agli scout, quando un’esperienza era davvero forte diceva sempre “pazzesca”. Ecco.
  • Formativo: quanto poco sappiamo delle adozioni in Italia? Io non sapevo nulla, se non per sentito dire. Ho scoperto un mondo.
  • Gratuito: quella riconoscenza che ti accompagna quando ricevi un dono inaspettato che non sai bene dove mettere, ma sai che c’è e che ti tornerà utile.

Penso che sia sempre molto difficile fare la recensione di un libro come questo: banalizzare l’argomento è un attimo e si cade facilmente in buonismo tipico di superficialità. Di banale, scontato e tipico in questa vicenda non c’è niente.

La storia di Luca

Luca ha appena compiuto 40 anni, segnato fin dall’adolescenza dalla perdita del suo migliore amico, decide di dedicare la sua vita agli altri. E’ cattolico, credente, praticante e segue il consiglio della sua guida spirituale: prima nelle missioni in India, poi in prima linea a Napoli nella presa in carico delle case-famiglie per persone affette da disabilità o da gravi malattie.

Luca è omosessuale, ha un compagno con cui da qualche tempo stanno valutando di adottare un bambino o di ricorrere all’utero in affitto. Ma dopo 12 anni di relazione, qualcosa si rompe irrimediabilmente e Luca rimane solo.
Ma il desiderio di paternità non lo abbandona e decide di iscriversi al registro di affido temporaneo del Tribunale di Napoli, che prevede che anche un singolo possa adottare temporaneamente un minore. Una scelta al passo con i tempi ma anche una necessità dovuta all’altissimo numero di ragazzi più o meno giovani in cerca di collocazione.

Due tentativi falliti e poi finalmente la chiamata da parte del Tribunale. C’è una bambina, appena nata di 27 giorni che ha ricevuto il rifiuto di 30 famiglie. Luca non ha bisogno di pensarci neanche un minuto, il suo è un sì senza riserve.

L’eccezionalità della sua storia è anche unicità perchè dall’affido temporaneo si passa all’adozione permanente senza interruzioni ed è così che Luca diventa il primo padre gay singol ad aver adottato una bambina che porta il suo cognome.

E’ difficile trasmettere la potenza di questo libro senza aver avuto l’occasione di ascoltare Luca dal vivo. Perché vi trovereste davanti un padre al settimo cielo, che della disabilità ha fatto il suo vestito migliore, senza elogi, senza fronzoli, conscio e riconoscente.

Il libro

La cosa che ho apprezzato forse ancora di più è che il libro non è uno strascicare di banalità e buonismo, anzi.
Scritto da Luca Mercadanti, probabilmente la persona dell’Universo più distante da Trapanese. Padre di un bimbo di 4 anni, per il quale la celiaca del figlio già rappresenta una disabilità, non si fa scrupoli nel rivolgere domande dirette, scomode, le famose che tutti pensiamo e nessuno per educazione o coscienza ha il coraggio di porre.
Ma Luca risponde, con onestà e sicurezza. Perchè non ci sono tentennamenti nella sua scelta, solo un profondo senso di gratitudine.

L’insegnamento che accompagna tutto il libro è: non giudicare. Non giudicare chi sceglie la vita, chi lascia un figlio in ospedale garantendogli la sopravvivenza, chi adotta e chi rimanda indietro i ragazzi in affido.
E trovo bellissime le ultime pagine del libro in cui Luca scrive alla mamma biologica di Alba

Ci sono io che, per ogni decisione che prenderò, ogni volta che dovrò tirare fuori l’audacia per essere davvero il padre che lei si merita, sarò consapevole che nella gara del coraggio arriverò, non so a che posto, ma certo dopo di te.

Ditemi voi, se non è amore questo.

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