Ultima indagine per il Commissario Montalbano. Con Riccardino, l’ultimo libro uscito ad un anno esatto dalla morte di Camilleri, si chiude la serie di romanzi forse più amata d’Italia. (Link Amazon)

Ho tentennato un po’ prima di compare il libro, che è uscito la settimana scorsa.
Dire addio al Commissario Montalbano è come salutare un parente che ha fatto parte delle nostra vita, non dico da sempre ma quasi.
E’ un personaggio che è entrato nelle nostre case attraverso la forza esplosiva della televisione nella persona di Luca Zingaretti e, fa parte del nostro arredo domestico nella collana della Sellerio che da sempre ne cura le uscite letterarie.

Tutti sanno chi è il Commissario Montalbano.
Eppure leggere l’ultimo libro di Camilleri era un atto dovuto, un tributo necessario.
Ho letto molti pareri prima di cliccare “acquista”, idee discordanti: chi dice che è un libro banale, che non rende giustizia ad anni di successi letterari, chi dice che è un libro diverso, chi rimane deluso di come tutto termina e chi ne ha apprezzato invece anche l’epilogo.

E’ un libro diverso? Forse è vero. Mi chiedo come avrebbe potuto essere altrimenti.

La trama

Montalbano è stanco, forse la vecchiaia, forse un senso di inadeguatezza o semplicemente non ne ha più voglia. Dopo anni passati ad lottare per le sue inchieste, ne farebbe volentieri a meno.
Nel cuore della notte riceve una telefonata è Riccardino che ha sbagliato numero, cercava un amico che non si è presentato ad un appuntamento.

Pochi minuti dopo Riccardino è morto ammazzato da due colpi d’arma da fuoco in piena faccia sotto gli occhi dei suoi amici inseparabili, i quattro moschettieri come tutti li definivano.

Montalbano arriva sulla scena del crimine e per evitare la curiosità del vicinato, porta in commissariato i tre amici superstiti togliendoli dal luogo del delitto. Il questore da li a poco lo chiama inveendogli contro perchè ha sottratto 3 testimoni al nuovo responsabile della squadra mobile il dott. Toti che da ora è a capo delle indagini.

Il Commissario Montalbano è stanco

Il commissario è sollevato di non doversi più occupare di questa gatta da pelare, l’incredulo Fazio lo accusa di “aver perso la gana del mestiere”, forse è così ma il caso non è più di sua competenza o almeno così pare.
Ma Salvo riceve una telefonata quanto mai esplicita, il vescovo di Montelusa lo vuole vedere di persona personalmente perchè nell’omicidio tra gli amici fraterni c’è suo nipote il quale da puro testimone sembra essere passato ad indagato principale.
Le indagini neanche a dirlo, su alta sollecitazione e con non poca reticenza da parte del questore vengono ripassate al Commissario Montalbano che suo malgrado dovrà occuparsene.

Parallelamente il commissario sta indagando su una denuncia esposta da una chiaroveggente ai danni di un camionista che due volte al giorno passa per il vicolo di casa sua lasciando e riprendendo un pacco misterioso.

Le indagini scorrono su binari paralleli fino ad incrociarsi inevitabilmente e portare ad una ipotetica risoluzione del caso.

Le differenze

Dico ipotetiche e non potrei fare diversamente perchè in questo romanzo per la prima volta, Salvo Montalbano si trova a tu per tu con Andrea Camilleri come autore dei gialli e dunque scrittore informato dei fatti in prima persona. L’autore si confronta con il commissario suggerendogli possibili risoluzioni del caso, senza negare una certa stanchezza e una voglia di chiudere l’indagini per passare a fare altro.
Il Commissario si confronta, solo idealmente, anche con il Salvo della tv a cui attribuisce un ruolo diverso dal suo e dal quale si vuole smarcare.

La differenza è anche nel finale dell’investigazione, che non finisce, rimane lì. Ma in un qualche modo finisce Montalbano, scompare per suo volere, in accordo con l’autore.

Non compare mai, se non per citazione Mimì Augello, fuori Vigata con la famiglia. Questo mi è dispiaciuto molto, perchè ho pensato che nella trasposizione televisiva un ultima puntata senza Mimì, non ce la meritiamo, questo sì, confesso, l’ho pensato.

La saggezza dell’Autore

Camilleri scrisse Riccardino nel 2004 e lo terminò nel 2005, con l’accordo già stipulato con la Sellerio di far uscire il romanzo postumo. Nel 2016, scoprendosi sorprendentemente ancora vivo decise di rimettere mano al manoscritto lasciandolo intatto nella trama ma aggiornandone il linguaggio che grazie anche ai tanti lettori si era arricchito di nuovi vocaboli, di quella lingua inventata che è il vigatese.

La sua arte, la sua lungimiranza di regalare a noi lettori assidui di Montalbano un finale, una chiusura è da apprezzare sopra ogni cosa e ancora di più è che sia stato lo stesso Camilleri ben 14 anni prima a voler mettere la parola fine al suo stesso operato che gli ha fruttato tanto successo e tanto seguito.

A noi rimane la certezza che quando vorremo ritrovare un amico non dovremo fare altro che rimettere mano alle nostre librerie e ricominciare da La forma dell’acqua, il primo libro del 1994. Lì, dove tutto ebbe inizio e dove per la prima volta abbiamo imparato a dire Montalbano sono.

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