L’invenzione occasionale di Elena Ferrante è un libro che racchiude 51 testi, scritti nell’arco di un anno per la rubrica settimanale del The Guardian.
Credo che possa essere estremamente riduttivo il mio parere, ma non saprei come dirlo diversamente per trasmettere il mio punto di vista: E’ un libro scritto bene.
E per “scritto bene” intendo dire che è dotato di quella chiarezza, comprensione e immediatezza che fanno di un volume poco più grande di un A5 un piccolo gioiello.
L’invenzione occasionale in sintesi
Non avevo mai letto niente di Elena Ferrante, perchè i titoli a cui avrei voluto avvicinarmi richiedevano sempre almeno 3 o 4 libri. Le serie, salvo rare eccezioni, mi affaticano un po’.
Questo infatti è completamente diverso.
Piccoli racconti, per la rubrica settimanale del giornale inglese che trattano temi molto diversi tra loro a partire, quasi sempre da un’introspezione dell’autrice.
Dall’amore, all’emancipazione delle donne, al trauma dei traslochi, passando per i punti di sospensione, all’insonnia che porta alla necessità di scrivere, alla vecchiaia alla solitudine.
La potenza della scrittura
E’ un libro che scorre in fretta purtroppo, poco più di 100 pagine. Ma la racchiude in sé un vero esercizio di stile.
Personalmente rimango sempre ammirata da quegli scrittori che hanno il potere di raccontare in maniera così immediata la realtà: senza fronzoli, sbavature, senza panegirici infiniti.
Hanno la potenza per me incomprensibile e mirabile delle funzioni matematiche: quella capacità di andare dritti al punto.
Riporto uno stralcio dedicato alla punteggiatura, in particolare ai punti esclamativi che mi è piaciuto moltissimo e che riassume alla perfezione il concetto:
E’ probabile che le mie righe suonino spassionate, non lo escludo. Come probabile che lì dove esprimono toni per qualche ragione infiammanti il lettore si senta più contento se trova in fondo il segnale che lo autorizzi a infiammarsi. Ma io resto dell’idea che “ti odio”, abbia una potenza, un’onestà sentimentale, che non ha il “ti odio!!!”
Ad arricchire ulteriormente L’invenzione occasionale, delle splendide illustrazioni di Andrea Ucini che introducono ogni racconto.
Insomma: bello, bello, bello.
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