la carta più alta

Scommessa?

Stavo frugando alla ricerca di un libro cartaceo tra i volumi di casa di mia nonna e ho trovato, con mio stupore la carta più alta di Marco Malvaldi.
La sorpresa era principalmente data dal fatto di accostare uno scrittore con un umorismo toscano, diciamocelo schietto, ilare e volgare allo stile di mia nonna: piemontese doc, casa, chiesa, rosario, mai una parola fuori posto.

Sbigottimento raddoppiato dal fatto che nella prima di copertina c’era la dedica di mia zia che se per caratteristiche non è proprio la fotocopia di mia nonna non è neppure poi così distante.

A quanto pare storpiando il detto che si usa per gli animali, anche in questo caso è vero che il libro sceglie il padrone.

Per me invece è stata una riconferma, non ero infatti nuova ai delitti del BarLume e ai suoi frequentatori. Torno spesso e con piacere al bancone di Massimo per assistere ad un nuovo giallo che si spiega tra i tavolini di un bar e le dentiere dei 4 pensionati – detective.

Non è che tutti gli anni possono ammazzare qualcuno per farvi passare il tempo

La storia

I vecchietti di cui sopra vengono a sapere che una villetta lussuosa in paese è messa in vendita ad un prezzo irrisorio, da qui percorrendo a ritroso tutta la storia del precedente proprietario, ne deducono che il vecchio possidente fosse stato ucciso. A tanto vengono spite le chiacchiere da bar, che il commissario Fosco, decide di riaprire un caso vecchio di 20 anni.

Massimo esasperato dalle illazioni delle 4 cariatidi che passano il loro tempo appollaiati sotto l’olmo del bar, decide di dare un taglio netto alla faccenda, ma cade vittima della sua maldicenza. Nel senso fisico del termine: rottura del legamento crociato, intervento chirurgico immediato e ricovero ospedaliero.
In questo tempo dedicato al riposo forzato, la faccenda legata al defunto e ricco Ranieri Carratori monta tanto che quelle che prima erano supposizioni si traducono in una vera e propria indagine poliziesca volta a individuare il colpevole di un omicidio del passato.

Immancabili le battute, il linguaggio tipico del posto, le freddure e lo stile inconfondibile di Marco Malvaldi. Uniche due cose che mi permetto di segnalare, perchè buon sangue non mente:

  1. un po’ troppo sboccato, che ok rende l’idea e strappa un sorriso, però il troppo stroppia.
  2. un inizio un po’ in sordina rispetto al solito

Se siete degli appassionati di gialli e dell’autore questo libro non può mancare per arricchire la vostra biblioteca e se vi dico che era persino in quella di mia nonna potete credermi.

 

 

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