Ah Bologna!
Continua la mia lettura dei libri dono, questo è quello di Giulia. E’ una volume che ho scelto di proposito perchè parla di Bologna, la città a cui forse devo più cose in assoluto e che mi lega al “vecchio Alex” il protagonista della storia, per molti più aspetti di quanto avrei pensato.
E c’è un perchè, se proprio questa settimana sia capitato tra le mie mani. Ma andiamo con ordine.
La trama
Alex è un diciassettenne del Liceo Caimani, noto per essere frequentato dalla Bologna bene degli anni 90′. Fino ai 16 anni Alex è il classico ragazzo attento e diligente, mai un’assenza, mai una dimenticanza nei compiti, massimo rispetto per i professori. Fino al giorno in cui a 17 anni subentra l’anarchia totale: assenze frequenti, alcool, fuga da scuola, sufficienze strappate sul filo del rasoio. E sopratutto Adelaide. La ragazza appena arrivata dalla Sicilia, di un anno più piccola di lui di cui si innamora follemente.
Tra i due nasce subito una grande complicità che porta Alex ad esporsi e volere andare oltre al solo rapporto di amicizia. Ma per Aidi le cose sono, come al solito per tutte le donne, più complicate. A giugno la ragazza partirà per un anno negli Stati Uniti per uno scambio culturale e le sue attenzioni sono focalizzate sul “grande volo” che l’attende e che non le permettono di lasciare spazio ad altro.
Nonostante tutto però i due continuano a frequentarsi con una assiduità che li porta a guardarsi “dentro” a scoprirsi per quello che sono davvero, a leggersi a vicenda.
Il cambio di prospettiva e anche il passaggio ad un’altra fase di età, per entrambi, arriva con un dramma: il suicidio di Martino, un amico di Alex, che prima di compiere l’estremo gesto, gli invia una lettera per spiegare che la sua motivazione nasce dall’ “andare oltre al cerchio che ci hanno disegnato intorno”.
La necessità di spingersi oltre apre infinite prospettive, da quella di ribellarsi al conformismo per assumere piena coscienza della propria esistenza, all’accettazione che arrivi giugno e Adi parta per il suo altrove.
Il perchè
Il mio perchè è facile. Sono arrivata a Bologna a 19 anni, da un paese “straniero” per quanto possa esserlo il nord del Piemonte, in quell’età in cui vorresti già essere tutto e hai la presunzione che sia così. Fino al secondo giorno in cui ti rendi conto che della vita sai poco più di niente e anche se puoi reputarti una persona abbastanza sveglia è la prima volta in cui sei solo. Senza rete e l’errore è dietro l’angolo.
Per sopravvivere bisogna andare oltre, uscire dal cerchio, per trovarne un altro cerchio fatto su misura per te, perchè tu ne sei l’artefice.
Alex va in bicicletta, lungo i viali, su per Porta San Mammolo, San Luca, ogni volta che ho letto un luogo ho pensato che c’ero passata, che anche io avevo pedalato con Alex verso il Rizzoli o fatto gli scout a San Giuseppe.
Ma soprattutto Bologna mi (ci) ha traghettato nell’età adulta.
Alla fine l’equilibrio interiore non è che da cercare. Forse ce lo abbiamo già, e più ci muoviamo o agitiamo o altro, e più ce ne allontaniamo.
E poi perchè Bologna per me ha il volto dell’amore nei suoi mutevoli aspetti: quello dell’amicizia, di legami stretti, sinceri, sicuri, di una seconda famiglia e ovviamente quello di Clem che sposo tra 4 giorni. E come dice il “vecchio Alex” pensando ad Aidi:
Questa non è una ragazza, è un intero disco di Battisti.
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