La guerra del Vietnam, una spia e un premio Pulitzer
In questo periodo ho due fissazioni: la Guerra del Vietnam e i Premi Pulitzer, non necessariamente in questo ordine ma poco cambia.
La Guerra del Vietnam, perché fa parte di un programma scolastico di quinta liceo che di solito si affronta alla fine di maggio, quando il vero spirito studentesco di passività esce allo scoperto e comunque di sicuro all’esame esce la Seconda Guerra Mondiale.
Poi qualche anno fa ho visto un film Frost contro Nixon che mette allo scoperto lo scandalo Watergate, ho capito il poter dell’inchiesta giornalistica, e ho iniziato ad appassionarmi.
I Premi Pulitzer, perché parto dal presupposto che se uno scrittore/giornalista ha guadagnato una delle riconoscenze più alte a livello mondiale per la letteratura, difficilmente ha scritto “io speriamo che me la cavo”, senza nulla togliere a un bel film degli anni ’90.
Così quando su Google ho digitato Vietnam + Pulitzer mi è comparso “Il Simpatizzante”.
Scritto dall’autore impronunciabile Viet Thanh Nguyen è un romanzo che parla della Guerra del Vietnam dagli occhi di una spia Vietcong infiltrata nei comparti sud vietnamiti.
Saigon è quasi caduta e un Generale della Polizia Nazionale sud vietnamita, con l’aiuto del suo Capitano, si imbarcano sull’ultimo volo messo a disposizione dagli USA per abbandonare il paese.
Il Capitano in realtà, è un agente segreto comunista incaricato di riferire sulle attività militari e sul controspionaggio del Vietnam del Sud.
Dopo un periodo passato in America, torna in Vietnam per sostenere, nel suo ruolo da spia, i compagni Vietcong.
Perfetta la descrizione che ne fa il New York Times:
«Un personaggio memorabile…con cuore e mente profondamente divisi. La mirabile descrizione che Nguyen avanza della personalità ambivalente del suo eroe ne fa uno scrittore degno di maestri quali Conrad, Greene e le Carrè».
La guerra è lo scenario della vicenda ma è allo stesso tempo un pretesto per toccare tante tematiche: l’accettazione sociale, i ruoli dei vincitori e dei vinti, del sogno americano che assume tinte sempre più sbiadite, di un’amicizia che va oltre i confini a discapito della vita.
Non entro nel merito del romanzo sotto il profilo storico, anche se si impara molto sull’attitudine vietnamita e sul dietro le quinte di un conflitto bellico che fatto 2 milioni di morti e martoriato uno Stato intero… per quanto intero sembri un termine un po’ forzato per uno Paese diviso a metà.
Se gli ingredienti per valutare un Premio Pulitzer, sono: chiarezza nell’esposizione, fluidità del racconto, sapiente uso delle parole sicuramente questo libro merita tutta la sua fortuna.
Un libro di spionaggio con la capacità propria dei grandi autori, di avvicinare il lettore alla Storia senza che se ne renda conto.
Peccato che non ci siano più esami scolastici, se ci fosse stata una domanda sulla caduta di Saigon adesso saprei cosa rispondere. Immagino che anche questo sia un insegnamento postumo che mi pare si chiami cultura personale.
Valutazione
L’ha ribloggato su Alessandria today.