I figli che non voglio. Fa un po’ paura questo titolo, ed é giusto che sia così. Volutamente d’impatto, necessariamente attuale.
Sciandivasci ha scaricato una bomba in redazione un anno fa, aprendo sulle pagine di “Specchio”, inserto de “La Stampa” un dibattito tra i più accesi e controversi degli ultimi anni: in Italia c’è una minoranza di donne (5%) che pur avendo tutti gli strumenti, economici e sociali, per mantenere un figlio, non lo vuole.
Figli e pareri
La casella di posta de La Stampa é diventata come quella di Babbo Natale a dicembre: donne indignate, “ma come, la natalità é ai minimi storici e voi non volete contribuire al benessere del Paese? Per scelta?”, Donne sollevate: “finalmente qualcuna pensa che si possa avere una vita piena e dignitosa anche senza procreare” e donne indecise “bé sì certo, i tempi sono cambiati,però…”
Insomma c’è di tutto.
E da questa bagard di commenti nasce il libro “i figli che non voglio” con poco meno di trenta contributi di donne e uomini del mondo della cultura, che dicono la loro sul dibattutissimo tema della maternità.
Uno spaccato della nostra società, che parla di madri e di donne, ma anche di padri e discriminazioni dei diritti, di appagamento, di dignità, di grandi vuoti e di accettazione.
Un libro complicato, sono onesta, perché va letto con calma e masticato un paio di volte.
Perché ne parlano tutti?
Sul tema della maternità tutti si sentono legittimati ad esprimere la loro opinione: papà social alla prese con le ricette dello svezzamento, mamme, nonne, zitelle…perché? Forse perché che ci piaccia o no, tutti siamo figli e da questo dipende anche la volontà o meno di farne a nostra volta, di partecipare a qualcosa che ci appartiene per diritto di nascita.
Più che un libro é un’indagine sociale che fa luce su una nuova prospettiva che ci esorta a smettere di pensare che la questione della natalità sia puramente economica. Ma piuttosto una questione di punti vista e ovviamente di scelte.
A questo proposito, particolarmente appropriato ho trovato un commento citato di Dacia Maraini che dice:
Non so perché tutti insistano con questa idea che si debba essere per forza sessanta milioni: in Italia abbiamo vissuto bene anche in trenta milioni. Certo, bisognerebbe che chi ci governa, anziché esortare i giovani a riprodur- si, creasse strutture che ci consentano di essere di meno.
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