Questo libro è un’armonica ballata in cui si mischiano personaggi con soprannomi da battaglia.
Il partigiano Bob è accusato dalla sua brigata di aver sterminato brutalmente una famiglia e questo mette a rischio la fiducia del paese nei combattenti. Così “La Garibaldi”decide di fare fuori Bob. Ma qualcosa non torna e viene chiamato il maresciallo Santovito a fare chiarezza, ma la guerra impazza e l’indagine viene archiviata. Ci ritroviamo negli anni 60 e davanti ad una lettera che Santovito riceve in merito proprio a quella fucilata di vent’anni addietro che lo obbliga a riaprire il caso. Il finale si svela nell’ultima riga del libro.
Eccezionale. Se hai apprezzato Guccini cantautore saprai bene quanta ricerca ci sia nei suoi testi, quanta forza, passione, umanità. C’è tutto anche qui ma è ancora meglio grazie all’unione con un altro grande dei gialli: Macchiavelli. La storia è orchestrata perfettamente: la riscoperta dei valori, la vita del paese, la diffidenza degli abitanti, l’amore, l’indagine che cavalca i decenni ma tutto sembra immutato. E poi c’è Santovito che rientra a pieno titolo nel “the best of” insieme a Montalbano e all’avvocato Guerrieri di Carofiglio. Personaggi a cui è impossibile non affezionarsi e non seguirne poi tutte le tracce nei tanti libri di cui sono protagonisti.
Non aspettatevi un Guccini da “la ragazza dietro il banco mescolava birra chiara e seven up..” e neanche quello de “La locomotiva”. Anche se in un certo senso scorre tutto con un’armonia di ballata, qui c’è tutta la maturità di un vecchio signore che ritorna alle origini, ai suoi monti con tutte le bellezze, le difficoltà e le sue debolezze. Ti fa venire voglia di tornare a casa.
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