profumo

Profumo di garofano, un fiore dietro l’orecchio e una bellezza senza precedenti: Gabriella.

Questo è il primo libro di quelli che mi sono stati regalati dalle mie amiche in occasione del mio addio al nubilato. Un libro per una, un significato per ogni volume. Questo è quello di Irene.

E’ il libro che mi ha scelto, come spesso succede, per caso. L’unico che non sono in nessun modo riuscita ad inserire dentro allo zaino del bagaglio a mano. Mi sono detta che era un’ottima motivazione per iniziare proprio da lui.

La storia

Sarebbe più corretto dire “le storie” perchè in realtà ad intrecciarsi nel romanzo, sono almeno due: da un lato l’amore passionale e coinvolgente di Nacib, proprietario del Bar Vesuvio, e di Gabriella che viene assunta nel bar come cuoca: una bellezza mai vista, mulatta, e dal profumo di garofano e cannella.
Dall’altro lato le vicissitudini politiche che si alternano in città per il governo di Illéhus, nello stato di Bahia, terra ricchissima di piantagioni di cacao.

Personalmente ho fatto un po’ fatica ad arrivare alla fine. Credo principalmente per 3 motivi:

1. L’interruzione continua dovuta ad un periodo concitato. Quindi ci ho messo quasi 1 mese a terminarlo.

2. Il fatto che nelle prime 150 pagine almeno ( il libro ne ha 533) non riuscivo a capire quale fosse la storia

3. La dinamica dei faziendeiros divisi in fazioni di cui ho perso il filo più di una volta.

Ma

Devo assolutamente rendere ragione alla dedica che Irene mi ha fatto nella pagina iniziale del libro:

dentro troverai una bellezza densa e una leggerezza preziosa.

E’ vero. La bellezza c’è tutta dalle prime pagine fino alla fine: nei piedi scalzi di Gabriella, che non cammina ma balla, che non parla ma canta, così come il profumo intenso della sua cucina. Lei, incapace di tutto fuorché di amare e stare dietro ai fornelli.

 

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