Se dico che questo libro è eccezionale mi sembra di sminuirlo.

500 pagine lette d’un fiato sulla storia di un campione del tennis. Io che di tennis non ho mai capito niente, mai tenuto una racchetta è mai capito come si contano i punti.

Eppure questo libro ha il potere del magnete e della calamita. Non ci si stacca finché non si chiude l’ultima pagina.

> Per chi vuole leggere o acquistare il libro di Agassi ecco il link di Amazon: Open. La mia storia. <

(Auto)biografia

In copertina c’è il faccione di Agassi è un titolo breve: Open. la mia storia

In realtà il libro è scritto dal giornalista Premio Pulitzer J. R. Moehringer, che ha contribuito in maniera sostanziale alla stesura del volume.
E si sente tutto.

La potenza narrativa di questa biografia è schiacciante: parla di un atleta, delle sue battaglie per emergere ma si ha la sensazione di assistere ad un caso investigativo, in cui il lettore è completamente immerso. I personaggi sono i padri di famiglia, gli allenatori, i compagni di squadra, gli avversari nei match. Ma sembra di trovarsi in un’avventura in cui si combatte per la sopravvivenza a suon di colpi di spada e assalti all’ultimo sangue.

La storia di Andre Agassi

Andre è il terzo di tre fratelli, madre americana e padre iraniano, ex atleta olimpico di boxe e fissato con il tennis a tal punto di vessare i figli con allenamenti estenuanti e quotidiani. Andre è il più portato, il talento e per questo il padre lo pressiona ancora di più, si impone, lo obbliga con la forza, con la violenza. Andre è un talento, un diamante, a 7 anni è già evidente.

Ma Andre odia il tennis. Per sempre, da sempre.

E questa sua contraddizione lo renderà schiavo, ribelle, sconfitto è vincente innumerevoli volte.

Quella di Open non è solo la storia di un grande atleta, è la confessione di un tennista, di un uomo dall’apice della carriera ai tornei per dilettanti. Andata e ritorno.

Ma è anche la rivelazione di un giocatore che ammette le sue mancanze, sbaglia ma vuole rimediare.

La sua storia è un calvario lastricato di cadute, e la sua croce è la racchetta. A un passo dalla vittoria una bruciante sconfitta, una delusione personale più che professionale che lascia il suo segno come una cicatrice nascosta. Un crollo psicologico, la voglia costante di ritirarsi per sempre eppure non smette mai. Perché sa che può dare ancora, spingere più in là.

E lo fa fino a 36 anni. L’atleta più vecchio, l’ultimo baluardo della vecchia guardia degli anni 80 a vincere così tanto.

La vita privata di Andre

Dopo un’infanzia inesistente passata tra i campi di tennis e la prigione dell’Accademia in cui è stato costretto a rimanere rinchiuso per tutta l’adolescenza, Andre è un campione ribelle e scostante. Un look “punk” che ha segnato una generazione è un animo turbato. All’inseguimento di una precisione che non trova e di un equilibrio che non ha mai avuto, alle finali importanti non vince mai. È sempre il favorito ma non vince.

Poi finalmente la svolta, le vittorie dei grandi slam; si consolida il mito, il pubblico lo ama, lo imita. Ma non è che l’inizio delle fine. Di nuovo.

Nella sua vita alcune costanti chiave che lo accompagneranno in tutti i movimenti: il fratello maggiore Phili, il coach Ben, il predicatore è amico J.P. E il suo preparatore atletico Gil, che per lui è un secondo padre molto più presente e affettuoso del primo.

Un matrimonio con un’attrice di Hollywood, poco convinto è fallimentare e poi l’amore con Steffi Graf la più grande tennista della storia o quasi.

Andre Agassi lascia il tennis nel 2006 dopo 30 anni di successi altalenanti, grandi vittorie e dolorosissime sconfitte. Ma lascia un segno incancellabile nella storia del gioco stesso.

Di storie dedicate allo sport ne ho lette tante, e continuerò a farlo perchè danno carica, energia e ispirazione anche a chi lo sport lo vive solo parzialmente.

 

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