Tre guerre e un vita sola.
Vorrei iniziare questa recensione dicendo che ho finito Dime quién soy in 17 giorni. Ne avevo parlato tanto nei post precedenti e alla fine l’impresa della lettura in lingua originale è stata compiuta.
Ma passiamo alla storia.
Guillermo è un giovane giornalista di Madrid squattrinato e senza un lavoro fisso, la sua carriera è a intermittenza, come il suo stipendio.
La madre del ragazzo cerca di aiutarlo sia economicamente sia stimolandolo in continuazione perché si cerchi un impiego decente che gli permetta di pagare l’ipoteca sulla casa.
Cade quindi a fagiolo l’offerta di sua zia Marta, che chiede al giornalista di occuparsi di un’ investigazione familiare molto delicata.
Pare infatti che la bis nonna di Guillermo, nata nel 1917 ad un certo punto della sua vita abbia abbandono suo figlio di pochi mesi e suo marito per seguire un fanatico comunista della rivoluzione.
Un’onta che ha macchiato la famiglia per sempre e che ha tramandato il tabù sull’argomento per generazioni.
E’ venuto il momento però di andare in fondo alla storia: Guillermo avrà il compito di indagare con la massima discrezione e scrivere un libro che dovrà consegnare in esclusiva alla zia entro Natale.
Apparentemente il lavoro sembra facile, di poco interesse e la paga ottima, 3000 € al mese per interessarsi di un giovane alternativa che stanca della vita borghese degli anni 30 abbandona tutti per scappare con un rivoluzionario.
Voi direte che in 1100 pagine ci deve essere qualcosa di più interessante di una scappatella tra una matta e un comunista… e infatti.
La vita di Amelia Garayoa si rivela ricca non solo di sorprese ma anche di drammi, perdite, decisioni, in un periodo storico estremamente complesso: la Guerra Civile in Spagna, la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Fredda. Praticamente tutto il programma di 5 superiore, Amelia l’ha vissuto in prima persona.
Ma andiamo con ordine
Amelia appartiene a una famiglia borghese di Madrid, la bellezza estremamente delicata e un carattere forte fanno di lei una donna irresistibile per la maggior parte degli uomini.
A 18 anni decide di sposarsi con un rampollo di ottima famiglia per semplificare i rapporti di lavoro che il padre stava cercando di ottenere con alcune persone influenti della città.
Già ci sono nell’aria i primi sintomi della Guerra Civile, restrizioni economiche, guerre di classe e le notizie dalla Germania in cui sta iniziando a instaurarsi l’odio razionale nei confronti degli ebrei, arrivano fino al Mediterraneo.
In questo clima caldo in crescita Amelia inizia a sviluppare un’avversione profonda per quanto le sta succedendo intorno e per il dittatore Franco. A poco a poco il suo odio si tramuta in operato, si schiera con un gruppo di comunisti ribelli apportando il suo contributo in segreto dalla sua famiglia.
Qui conosce Pierre di cui si innamora follemente che la convince a scappare con lui a Mosca abbandonando pargolo e consorte.
La svolta
Quello che Amelia non sa, è che il suo rivoluzionario in realtà è una spia del KBG.
Dal suo trasferimento in Russia, un po’ come gli eventi storici che seguono, la vita della ragazza è susseguirsi di episodi: il trasferimento a Buenos Aires, il ritorno Mosca, poi a Berlino, Parigi.
Amelia inizia a lavorare come spia per il servizio segreto esponendosi a rischi continui e man mano crescono le conseguenze: la detenzione, le torture da parte dei tedeschi, la militanza in squadre rivoluzionarie, l’internamento in un campo di lavoro.
Ad ogni ostacolo il pericolo cresce e il dolore si fa più forte per i danni subiti.
La vita di Amelia come spia e come donna è legata a diversi uomini a cui in un modo o nell’altro deve la vita.
Il lavoro di Guillermo, neanche a dirlo, si rivela sempre più interessante ad ogni scoperta. Costantemente sostenuto nelle sue ricerche, Il ragazzo ripercorre anche fisicamente le tracce della bisnonna attraversando, più volte, il globo per dar voce ai testimoni del tempo e far affiorare la vera storia di Amelia Garayoa.
La conclusione
Non voglio fare spoiler, perché è davvero un libro che raccomando, ma diciamo che ad un certo punto ho avuto il presentimento che finisse così, ma ovviamente fino all’ultima pagina il mistero non viene svelato.
Gli appassionati di romanzi storici troveranno in questo libro un validissimo strumento per sanare il loro appetito. La narrazione entra molto nei dettagli storici dell’epoca con riferimenti a fatti e a persone dando un inquadramento generale a tutto il contesto.
Se dovessi esprimere un parere in percentuale direi che per:
- 80% mi è piaciuto e mi ha coinvolto fino all’ultima pagina
- 10% ho trovato un po’ faticosa la parte storica soprattutto quella dedicata alla Guerra Civile spagnola, che per ragioni geografiche e di studio conosco pochissimo.
- per un altro 10% ho pensato più volte che si potessero consistentemente ridurre le pagine del libro di almeno la metà. Concordo con alcune critiche che trovano la struttura un po’ ripetitiva.
Detto questo, mi sento di consigliarlo a chi ha un po’ di tempo e voglia di leggere una storia complessa, ma tristemente attuale, fare un ripasso degli avvenimenti del ‘900 fino alla caduta del Muro di Berlino, e in generale per i lettori appassionati.
Dime quién soy, non è solo un’affermazione, è una richiesta che ci fa la storia, attraverso le vicende di una donna: non dimenticare.
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