Se ti piacciono i classici questo libro non può mancare sulla tua libreria. Se ti occorre qualcosa da leggere nel momento del bisogno, questo volume non può mancare nel tuo bagno.. e se te lo stai chiedendo: sì, ci rimarrà a lungo.
Fonte inesauribile di noia da un certo punto in poi, uno si chiede perché dovrebbe continuare a leggerlo. Non lo so, forse solo per dire ho letto “Anna Karenina”.
Ora: l’autore è russo, il che già non facilita le cose a mio parere per due motivi, 1) fa riferimenti a oggetti, cibi e unità di misura che conoscono solo i russi, 2) i personaggi, Dio solo sa perché, vengono chiamati con nomi diversi: Stepàn si trasforma in Stiva, Arkad’ič Oblònskij, Kitty diventa saltuariamente Katerina Aleksandrovna Ščerbackaja e Aleksej Kirillovič Vronskij, viene chiamato a seconda di chi lo cita un po’ Vroskij e un po’ Aleksej, tanto che ad un certo punto occorrerebbe ripercorrere le pagine a ritroso per sapere se davvero è la stessa persona.
Sarà facile intuire che in un libro di 887 pagine, nominare i personaggi una volta con il nome una volta col patronimico non aiuta neanche il più impavido lettore che faticosamente cerca di arrivare all’epilogo.
In breve la storia è questa: Anna arriva a Mosca per salvare il matrimonio del fratello che ha pensato bene di intrattenersi con la domestica invece che con la moglie, mentre un amico del fedifrago, tale Levin, arriva in città per chiedere la mano della sorella minore della tradita; la diciottenne Kitty che invece spera di sposare un baldanzoso dell’esercito imperiale, il giovane Vrosky che a sposarsi non ci pensa neanche per sbaglio..tanto più che nello stesso giorno in cui Kitty rifiuta la proposta di matrimonio di Levin nella vana speranza di accasarsi con il soldato, questo incontra Anna per la quale perde completamente la testa.
Da qui si aprono un’infinità di sciagure su tutti i personaggi intervallate da varie vicende familiari: Kitty, si ammala della sua stessa vergogna per aver contemporaneamente rinunciato ad un matrimonio e ricevuto un 2 di picche nella stessa serata, e che serata! La vediamo partire per un lungo viaggio ad espiare non si sa quali peccati nella speranza di dimenticare l’accaduto.
Una diciottenne negli anni 2000 avrebbero messo una foto su instagram con sfondo le isole della Grecia commentando #singleforever #vivalavita, lasciamo perdere il commento del maschio alfa alla stessa età che con un facile gioco di sostituzione delle consonanti dalla “v” alla “f” e dalla “t” alle “g”avrebbe meglio espresso il suo essere libero da vincoli. Ma torniamo al 1875 e al nostro libro.
Levin, ferito nell’orgoglio torna nella steppa e si dedica anima e corpo al lavoro, ammorbando il già provato lettore per 10 capitoli sulla riforma agricola in Russia. Tuttavia ad un certo punto Levin e Kitty si rincontrano e si sposano.
Anna nel frattempo, ricambia le attenzioni di Vrosky e ci casca con tutte le scarpe: rimane incinta e decide di lasciare il marito a cui chiede un divorzio che non vedrà mai e il primo figlio. Ma è continuamente insoddisfatta e gelosa del suo devoto Vrosky a cui riserva angherie e musi lunghi con immotivata causa ogni 2×3.
(SPOILER)
A questo punto quando il lettore è esasperato dall’atteggiamento di Anna che farebbe venire l’orticaria anche a un santo… lei si butta sotto un treno. E qui deve essere nato il detto “chi troppo vuole nulla stringe”. Il libro finisce 2 capitoli dopo con Levin illuminato dalla piccole gioie della vita domestica e Vrosky di cui non resta nulla del giovane spensierato conosciuto all’inizio, che parte per la guerra.
Non entrerò nel merito del valore universalmente riconosciuto del libro, ma mi permetto di dire che 887 pagine per finire sotto un treno sono decisamente troppe.
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